Intervistando qualche mese fa Adriano Engelhardt (leggi qui la sua intervista), ci ha dato un’idea di come si struttura la preparazione fisica per il triathlon (in cui ci sono tre diversi sport all’interno di una stessa gara). Lui, ad esempio, prima di affacciarsi al triathlon ci ha raccontato che svolgeva atletica. In questo articolo vi riportiamo invece le parole di Marco Guidi.
Marco, anche per te il triathlon è stato un’evoluzione di quello che hai iniziato a fare precedentemente? Se sì, quale delle tre discipline praticavi?
Mi sono affacciato al mondo del triathlon quasi per caso. Nel 2013 un mio carissimo amico mi ha invitato ad un camp di tre giorni organizzato dalla sua società. Mi sono divertito tantissimo e da lì ho deciso che quell’anno sarebbe terminata la mia carriera ciclistica e che, dall’anno successivo, sarebbe iniziata la mia avventura nel triathlon. Ho corso in bici fino al terzo anno della categoria U23.

Uno sport così impegnativo a livello fisico comporta essere spesso in allenamento. Come ti organizzi? Oltre allo sport studi o lavori?
Ho la fortuna di far parte del team di RB Training di Seseglio, qui svolgo un lavoro a turni che mi permette di organizzare la mia giornata. Tra un turno e l’altro ho sempre il tempo per allenarmi in tranquillità. Le mie schede di allenamento poi, essendo mensili, mi permettono di essere ancora più organizzato e preciso, trovando il tempo per tutto.
3.8 km a nuoto, 180 km in bici e 42 km a corsa per ogni gara non è sicuramente una passeggiata. Quante gare di questo genere fai in un anno?
Fino al 2018 ho cercato di fare un Ironman ogni due stagioni, intercalate da quasi una decina di Ironman 70.3. Quest’anno ho voluto provare a farne due in una stagione e devo ritenermi ampiamente soddisfatto di questa mia decisione. Infatti ha funzionato tutto nel migliore dei modi: ho ottenuto due ottime prestazioni.
Una di queste due gare è stata quella di Cervia del mese scorso, grazie alla quale in quel momento sei salito al 28esimo posto nel ranking mondiale della tua categoria (25-29 anni).
Quali emozioni hai provato e cosa ha significato per te?
Vedere il mio nome tra i primi del ranking mondiale mi ha dato una scarica di gioia e fiducia non da poco. Mi ha fatto capire che ho lavorato benissimo e che ho fatto un primo salto di qualità. Questo però non mi fa fermare qui, infatti lavorerò ancora di più per migliorare ulteriormente. Era da dicembre che avevo come obiettivo d’infrangere il muro delle 10h e quando ho tagliato il traguardo e ho letto il tempo sono scoppiato a piangere dalla gioia. Dopo 2 stagioni andate male finalmente sono riuscito a riscattarmi, a ritrovare il piacere di correre e a divertirmi.

Nella disciplina in cui gareggi, in Svizzera, è possibile fare il professionista e vivere di quello?
Fare il professionista è “relativamente facile”, basta avere dei buoni risultati così da ottenere lo statuto da PRO. Vivere di questo è un po’ più difficile. Il nostro è uno sport in espansione e non tutte le aziende sono disposte ad investire per il finanziamento. In conclusione, a meno che non ti chiami Ryf, Spirig e Wild (per citare tre svizzeri) vivere di triathlon è molto difficile.
Credi di poter riuscire a raggiungere il primo posto, nella categoria, in Svizzera? È quello il tuo obiettivo a medio-lungo termine o ne hai altri?
È difficile, anche perché spesso e volentieri i primi sono age groupe che si comportano a tutti gli effetti come professionisti. Diciamo che se arriva il risultato sono felice. Il mio obiettivo a medio-lungo termine é quello di avvicinarmi sempre di più al muro delle 9h per cercare la tanto sognata qualifica per le Hawaii. A breve termine, ovvero nella stagione 2020, ho come obiettivo di centrare una top 10 di categoria in una gara di prestigio.
Sei seguito da qualcuno per quanto riguarda la preparazione? Quali sono le figure professionali che ruotano attorno a te (massaggiatori, fisioterapisti, mental coach, …)?
Per preparare questa stagione mi sono affidato al centro Mapei di Olgiate Olona. Abbiamo svolto dei test specifici per capire con quali ritmi ed intensità avremmo dovuto affrontare le sedute di allenamento. Per riuscire al meglio in questa disciplina, bisogna affidarsi a più esperti. Infatti attorno alla mia preparazione vi sono altri due specialisti. Il massaggiatore medicale, ruolo svolto dalla mia fidanzata, titolare dello studio Medical Massage di Elisa Robustelli che, da poco più di due anni, mi segue costantemente una volta a settimana. Il suo lavoro é fondamentale, nei periodi di grande carico e in prossimità delle competizioni riuscire ad eliminare tutte le contratture é importantissimo. Con i muscoli non al 100% è impensabile esprimersi al meglio. La seconda figura professionale é quella del nutrizionista, questo ruolo lo svolge Fabrizio Vaghi, dietologo e nutrizionista presso il Cardiocentro di Lugano.
Che consigli daresti alle persone che si vogliono avvicinare a questa disciplina?
Di essere seguiti da professionisti del settore, evitando assolutamente il “fai da te”. Soprattutto mi sento di consigliare d’iniziare con gare sulle corte distanze. Il triathlon è uno sport duro che richiede tempo, sacrifici e costanza ma che da moltissime soddisfazioni.
Prima di congedarci… il tuo sogno nel cassetto?
Per quanto riguarda il triathlon ho due sogni: il primo é ovviamente quello di partecipare alla finale mondiale di Ironman alle Hawaii, mentre il secondo (che si realizzerà il prossimo luglio) é quello di partecipare al Challenge di Roth, la gara su distanza Ironman più antica in Europa.