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La pandemia che ci ha travolto in questo inizio di 2020 ha sconvolto le nostre vite e qualsiasi settore economico. Lo sport non è evidentemente stato esentato e a detta di sempre più esperti, tornare a vedere degli eventi sportivi potrebbe essere solo un miraggio. Gli atleti e tutta l’industria che gravita attorno alle varie discipline vivono uno stato d’incertezza inedito, raccontatoci dagli scarni notiziari sportivi rimasti. L’assenza dello sport riduce ai minimi storici anche il lavoro dei giornalisti di settore, ormai costretti più che altro a rivangare il passato con nostalgia o ad abbozzare analisi e prospettive sul nulla. Tanti giornalisti alle nostre latitudini si sono allora dovuti reinventare, dando man forte alle redazioni dell’attualità.

Un nuovo lavoro – Marcello Pelizzari si appoggia a una metafora ciclistica per spiegare il momento suo e di numerosi colleghi: “Non si può più parlare solo di sport e allora si cerca di dare una mano ai colleghi facendo il cosiddetto “portatore d’acqua””. Intervenuta ai nostri microfoni nella seconda puntata del podcast “La Bandierina”, la firma del Corriere del Ticino ha affermato di stare imparando tanto dai colleghi che hanno l’abitudine di trattare questi temi: “È una bella esperienza, s’impara qualcosa di nuovo”. Anche Debora Carpani, voce dell’atletica (e non solo) su La2 nonché redattrice multimediale per la sezione sport del portale online della RSI, sta adattandosi a nuovi compiti nelle fila della redazione informativa della RSI: “In questi giorni mi sono data al montaggio video e sto scoprendo tutto un altro lavoro. È molto interessante, si conoscono cose diverse, che allo sport vedi poco”. 

Lo sport resta il primo amore. Non mi annoia mai, potrei parlare 20 volte dello stesso match” – D.Carpani

In un momento in cui le redazioni dell’attualità sono sopraffatte dalla mole d’informazioni da processare e dalla sete di notizie dimostrata dal pubblico, ogni contributo è prezioso: “Siamo ottimi rinforzi – spiega Lorenzo Boscolo, nota voce sportiva sulle frequenze di Rete Uno – Grazie al nostro supporto possono fare tutto quanto previsto e trattare qualsiasi tema delicato”. Il bellinzonese da inizio marzo è al servizio de “Le cronache della Svizzera italiana”, per le quali aveva peraltro già contribuito una ventina d’anni fa. “È un’esperienza arricchente, anche se dopo 25 anni di carriera ho fatto un po’ di tutto, passando anche dall’animazione. Qui però sto reimparando a essere molto rigoroso nell’utilizzo delle parole. Nello sport a volte puoi lasciarti un po’ andare, ha un altro linguaggio”. 

Lo sport è la Serie B? – Il giornalismo sportivo è allora forse veramente considerabile di lega inferiore per la sua leggerezza? I nostri interlocutori non hanno dubbi: “No, è un luogo comune – afferma Boscolo – Il giornalista sportivo possiede una grande apertura e una capacità di lavorare sotto stress, in tempi stretti, fuori dal comune. Si tratta solo di registri diversi, seppure lo sport sia intrattenimento”. 

“Gli altri saprebbero parlare di sport come noi sappiamo parlare d’altro?” – M.Pelizzari

Negli ultimi anni il giornalista sportivo si è evoluto – ci spiega Pelizzari – Non parla più solo della partita, ma ci sono tanti aspetti che entrano in gioco e quindi automaticamente acquisisce più conoscenze”. Ciononostante, Carpani ci confida di avere percepito un po’ di scetticismo dai colleghi: “Ho avuto un po’ l’impressione che c’è chi non ci consideri veri giornalisti… Al mio arrivo all’Info mi sono stati dati suggerimenti sulle basi del giornalismo, ma l’ho presa sul ridere: meglio sempre una spiegazione in più! Mi sento comunque valorizzata e sono contenta delle cose che ho potuto seguire”.

Nuovi ritmi… e poi? – Come per tutti coloro che si confrontano col telelavoro, per Debora la nuova sfida professionale deve anche integrarsi con una convivenza domestica: “A causa della mia postazione non abbiamo più un tavolo dove mangiare! Da mamma poi ho da gestire anche la bimba e la sua voglia di giocare, che arriva puntuale durante le videoconferenze…”. Un nuovo ritmo anche per Lorenzo, che aveva però già l’abitudine di lavorare lontano dalla redazione, anche dai luoghi più impensabili: “A 51 anni sto apprezzando di stare un po’ fermo a casa. Ho a che fare in modo diverso con la gente, lontano ma vicino.”

“Il cronista sportivo è una via di mezzo tra il camionista e il prete: trasferte incredibili e parlare un sacco”. – L.Boscolo

Ad accomunare i tre giornalisti c’è però indubbiamente un solo grande desiderio: tornare al più presto a parlare e vivere di sport. “Mi mancano le telecronache… e pensare che quest’estate avremmo avuto Europei e Olimpiadi!”, sospira la giornalista tv. “Certi giorni credo che tutto possa riprendere – afferma tra tanti dubbi il radiofonico – Altri che non vedremo più sport nel 2020”. E i media sportivi che fine faranno? “Temo ci saranno delle macerie – ci confida con preoccupazione Boscolo – Tutto è interconnesso con sponsor e introiti, al momento non c’è da essere molto ottimisti”.