Cronaca di un tifoso in zona rossa
” 21 anni esatti dividono le due Luna Rossa finaliste di America’s Cup. La prima nel 2000 persa 5-0, l’altra nel 2021. Entrambe contro Team New Zealand che tra realtà e un po’ di mistica, pare siano i più forti da sempre.
Da quel 1995 in cui hanno messo, per la prima volta, le mani sulla vecchia brocca e l’hanno lasciata e ripresa come si fa con una fidanzata indimenticabile.
Gelosi e impauriti del nuovo arrivato, hanno tirato fuori gli artigli e ci hanno bollato come un’inesperta invitata al ballo, non all’altezza del palcoscenico.
Pronti via, vincono già la prima ma non ci scoraggiamo e facciamo 1-1. Poi andiamo in vantaggio, 2-1. E la Luna Rossa di Bruni e Spithill è il primo equipaggio italiano a vincere due regate consecutive di America’s Cup. È storia.
New Zealand reagisce, 2-2. Il giorno dopo altro vantaggio italiano e andiamo due volte in vantaggio contro chi pensava di batterci facilmente ed è ancora storia. Loro inseguono ma pareggiano ancora, 3-3.
Il sorpasso
Nella settima regata loro dominano e noi abbiamo la sensazione che sia giunta la svolta. Il film però è appena cominciato, l’ottava è un thriller: si fermano loro, noi prendiamo un vantaggio di 4 minuti. Poi ci fermiamo anche noi, loro recuperano e ci danno un altro vantaggio di 4 minuti, siamo 5-3 per loro.
Nella nona dominiamo per tutta la regata, ci superano nell’ultima tratta e a noi restano le pacche sulle spalle.
Nell’ultimo ballo loro volano e noi possiamo solo finire a testa alta. La coppa è ancora loro.
Finisce 7-3, con l’amaro in bocca tipico italiano, con il rammarico che se alcuni episodi fossero stati dalla nostra, saremmo stati in grado di fare di più.
Anche a 12 ore di fuso orario però, gli italiani vanno a braccetto con l’insonnia per specchiarsi con la barca nera e il logo Prada, che ci rappresenta fino al Golfo di Hauraki.
Noi dal divano, ci rivediamo nella sfrontatezza di Luna Rossa e nel loro orgoglio, anche questi marchi di fabbrica italiani.
Quando nell’ultima regata il distacco è ormai irrecuperabile, inquadrano la moglie di Checco Bruni che incoraggia e agita le mani con le ultime forze, un po’ consapevole del secondo posto ma con il sorriso di chi seguirebbe chi ama letteralmente fino in capo al mondo, fino alla Nuova Zelanda. Loro sono nati in acqua e sono i più forti, noi siamo una famiglia umile. Neanche troppo metaforicamente: Matteo Celon, ora nell’equipaggio e in acqua a sfidare i kiwi, nel 2000 aveva 8 anni e tifava per papà Ciccio, accanto a De Angelis sempre contro New Zealand, sempre nelle acque di Auckland.
Auckland è un sogno
Ad Auckland si vede gente felice, che guarda le regate con un bicchiere di spumante in mano, senza distanziamento e senza mascherina.
Guardando la situazione odierna in Italia è un incoraggiamento per il futuro, ma ancora un sogno nel presente.
Un sogno proprio come lo è stata l’America’s Cup di Luna Rossa. Abbiamo perso anche questa volta, ma siamo a livello dei grandi.
Citando Bruni: “Abbiamo dimostrato al mondo che possiamo farcela anche noi”, e noi che ascoltiamo queste parole in un periodo particolare, le riportiamo alla vita di tutti i giorni. Da domani, insonni, in smart working e in zona rossa/arancione, cercando di farci trovare pronti per quando ripartiremo di nuovo. Luna Rossa, nata proprio per l’America’s Cup del 2000, in contrapposizione e per sfidare la barca neozelandese Black Magic, ci ha insegnato come. “